Il capitano sfodera numeri e parole di rabbia per suonare la caricadi DAVIDE LATTANZI
Si è preso la ribalta completa. Con l’ennesimo gol di assoluto pregio, ma anche con alcune dichiarazioni che hanno animato il dibattito nella città del pallone. In campo, Mirco Antenucci è il trascinatore per eccellenza del Bari. Dopo la vittoria sul Catanzaro, però, ha vestito i panni del condottiero anche fuori dal rettangolo verde. E le sue parole sono risuonate con forza. Giusto, tuttavia, partire dal peso specifico che il bomber molisano sta riscuotendo nell’attuale stagione.
Con la perla contro il Catanzaro, il 36enne di Termoli ha raggiunto quota sei centri in campionato. Con un dato eloquente: i suoi gol hanno propiziato altrettante vittorie dei Galletti. Antenucci, infatti, ha colpito a Francavilla, a Cava dei Tirreni, a Viterbo, in casa contro la Juve Stabia, a Caserta e, appunto, contro il Catanzaro contribuendo ad addirittura 18 dei 26 punti baresi. Il numero sette dei biancorossi, peraltro, non sta fruendo di alcun penalty, mentre lo scorso anno i rigori realizzati costituirono quasi il 50% del suo bottino complessivo (9 su 21 reti complessive). L’attaccante biancorosso sta quindi procedendo a suon di prodezze: il sinistro da fuori area contro la Juve Stabia o il destro a giro con il Catanzaro sono quelle più luccicanti. Alle quali si uniscono i guizzi di rapina, facendo apparire semplici le giocate che molti falliscono su palcoscenici più prestigiosi.
media golAntenucci è alla media esatta di mezzo gol a partita: se riuscisse a mantenerla, riuscirebbe nuovamente ad arrivare attorno ai 20 gol. Lo scorso anno, in 13 turni, aveva realizzato appena una rete in più. Dunque, si sta mantenendo completamente sui suoi standard. Con il margine di miglioramento eventualmente garantito dai rigori: fondamentale che nella stagione passata lo vide infallibile. Anche lui, evidentemente, sta sentendo adesso ancor più forte il peso delle responsabilità . Di riuscire nell’impresa per la quale è sceso di categoria.
Da qui, probabilmente, derivano le parole pronunciate domenica sera. Un messaggio che ha sorpreso, considerando il carattere solare del ragazzo di Termoli. Mai, in un anno e mezzo, aveva lasciato trapelare una problematica relativa alla mancanza di equilibrio da parte dell’ambiente o una sofferenza da parte della squadra sui giudizi provenienti da addetti ai lavori. Non più tardi di una decina di giorni fa, aveva espresso comprensione nei confronti di una piazza che si trova in un contesto inadeguato rispetto alle sue potenzialità e blasone, esprimendo rammarico per non potersi calare nel tessuto sociale di Bari, di non poter vivere, a causa della pandemia, la città come vorrebbe e riterrebbe opportuno. Gran parte dei tifosi, tuttavia, hanno apprezzato il suo esporsi pubblicamente a difesa del gruppo. Hanno identificato le sue esternazioni come il messaggio di un leader, intenzionato a porsi davanti al suo gruppo per difenderlo da qualsiasi intemperia. Oppure come l’appello di un professionista che vuole compattare ogni componente pur di raggiungere l’obiettivo. Dunque, è molto probabile che le dichiarazioni di Antenucci fossero mosse dalle più nobili intenzioni. Meno comprensibile è stata la sua esultanza dopo la rete al Catanzaro: un gesto (la mano che si muove come a voler dire che «si parla troppo») che poteva sembrare polemico. Il popolo biancorosso, in ogni caso, lo ha assolto e perdonato. Ora più che mai, il Bari ha tanto bisogno di lui.
GDM