da Faeeele » lun ago 23, 2010 13:19
Qualche intervento addietro,leggevo di Dareios che ribadiva la non predilezione per il mediano tutto muscoli e corsa . Intanto leggevo anche un interessante articolo (pubblicato su sportmediaset) che riguarda la progressiva estinzione di quei calciatori dotati di cervello nei piedi (almeno nella zona centrale del campo). Subito ho pensato di proporre una discussione in Accademia , per l'attenzione dedicata alla tattica e alla duttilità nel rettangolo verde.
Riporto l'articolo con quelli che reputo i punti maggiormente degni di essere analizzati:
Andrea Pirlo e David Pizarro sono nati nel 1979. Xavi Hernandez è un 1980. Sono loro gli ultimi grandi interpreti di una posizione basilare nella storia del calcio: il regista o volante di centrocampo. Un ruolo che si sta modificando, sta perdendo di poesia, con centrocampisti centrali sempre più fisici, capaci negli inserimenti e meno dotati del classico lancio da 40 metri sui piedi del compagno. All'orizzonte, di registi veri, non ce ne sono più.
Ancora per qualche anno, i nostri occhi saranno deliziati dalla classe dei tre prestigiatori di Barcellona, Milan e Roma. Ma non solo da loro: a Palermo Liverani (34 anni) è ancora indispensabile, nel Real e nella Spagna Mondiale Xabi Alonso (29) continua a non essere in discussione, Scholes (35) ha le ultime cartucce da sparare di una straordinaria carriera, Gerrard (30) a Liverpool sa ricoprire anche questa veste, D'Agostino (28) può ritrovarsi a Firenze, Ledesma (28) nella Lazio è capace di ottime prestazioni. Dietro a questi, il vuoto più profondo.
E la principale motivazione è una sola: il calcio è completamente cambiato. Può sembrare retorica o banalità , ma tutte le squadre professionistiche, di alto e basso profilo, ora cercano giocatori in grado di correre, segnare, rubare palloni: uomini bionici, anche dai piedi buoni, ma che non hanno più le caratteristiche del classico "barometro" davanti alla difesa, con intelligenza tattica, a dettare i tempi e impostare ogni singola azione.
Se pensiamo, ad esempio, ai vari Cambiasso, Essien, Lampard, Yaya Tourè, Carrick, De Rossi, capiamo la notevole differenza. Tutti grandi centrocampisti, ma nessun vero e proprio regista. E le giovani leve assomigliano a questi. Da Schweinsteiger a Khedira, da Fabregas a Marchisio, da Iniesta a Milner, fino ad Hamsik. Tutti bravi ad inserirsi, con senso del gol, perfettamente in grado di servire gli attaccanti o il trequartista davanti a loro.
Proprio qui sta la differenza principale: con gli anni il regista si è spostato sempre più avanti, fino a diventare "solamente" un trequartista. Dietro si punta più sul centrocampista di rottura: Van Bommel e De Jong, nell'Olanda seconda al Mondiale, ne sono l'esempio più concreto. Rompere le trame avversarie, correre e servire Sneijder dieci metri più avanti.
Agli appassionati più romantici non può però sfuggire che tra gli anni '50 e gli anni '90, il calcio è stato invaso da autentici fuoriclasse in grado di svariare a tutto campo, da registi esemplari, con un unico obiettivo di gioco: cucire difesa e attacco con più qualità possibile. Un ruolo che è stato di Suarez, di Schiaffino, di Liedholm o Falcao, di Antognoni, Matthaeus, Gerson o più recentemente di Redondo, Paulo Sousa e Albertini.
Nomi che hanno fatto la storia di questo sport, pur giocando a 40/50 metri dalla porta avversaria. Nomi indimenticabili per chi ama il gesto tecnico, il lancio in profondità , le "sciabolate morbide" e i cambi di gioco. Allora lunga vita ai Pirlo, ai Pizarro e agli Xavi, ultimi esponenti della regia dai piedi buoni.
C'è chi dice che il calcio sia questione di vita o di morte: non concordo con quest'affermazione; posso assicurarvi che è una questione molto, ma molto più seria.
(Bill Shankly)
Il calcio consiste fondamentalmente in due cose. La prima: quando hai la palla, devi essere capace di passarla correttamente. La seconda: quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare, tantomeno la puoi passare.
(Johan Cruijff)
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