Rips ha scritto:giuma ha scritto:Rips ha scritto:Speriamo almeno adesso arrivino dalla lazio Suor Paola ad allenare i portieri e dal cosenza Padre Fedele come nuovo capo ultras, così siamo tutti contenti!
Rips, ma se tu sei il primo a fare la morale su ogni cosa, soprattutto sulla m***a del calcio come per esempio ill doping??
Facciamo una ricerca sui topic dell'epoca dove la maggior parte scriveva grande zeman??
Si ma dopo tanti anni di inculate preferisco vincere 1 volta in maniera dubbia che continuare a perdere a vita... la roma, la lazio ed il parma sono ancora vive grazie ai furti... della juve non ne parliamo... è un mondo sporco questo del calcio si sa, se un perinetti-conte-ventrone dal passato un pò così così mi porta in A, consentimi di dire che stavolta della morale me ne fotto, VOGLIO TORNARE IN A A QUALSIASI PREZZO!
Questo significa che tu e altri sareste disposti a qualsiasi cosa pur di vincere.
A questo punto spero vivamente che possa arrivare moggi al posto di perinetti.
Già so che sareste pronti a tessere lodi all'uomo che è stata la rovina del calcio italiano. L'importante è vincere a qualsiasi mezzo!
Una cosa che mi è sempre piaciuta del bari e che non è mai stata coinvolto neanche di striscio, in tutta le schifezze che sono uscite negli ultimi anni.
I processi farsa che si sono svolti negli anni scorsi non fanno testo.
Si sarebbe dovuto sfasciare il campionato (le intercettazioni le avete dimenticate?), ma siccome la baracca doveva andare avanti si decise di prendere qualche capro espiatorio e continuare con lo schifo.
Non dimentico inoltre che ventrone è stato l'artefice di giocatori bidoni diventati fenomeni (uno su tutti di livio).
Buon per lui, ma se è così bravo, perchè la juve dopo quei processi lo ha mandato via??? Mah...
In ogni caso vi posto un'altra chicca su nostro preparatore atletico:
L'introvabile libro di Ventrone
12/7/2005
E’ uscito da qualche settimana il quinto libro di Carlo Petrini. Il titolo è 'Scudetti dopati. La Juventus 1994-98: flebo e trofei', l’editore è lo stesso dei precedenti quattro volumi (Kaos, pp. 281, euro 16). Del libro, e di altro, abbiamo parlato con l’autore.
D. Con questo libro lei è tornato a privilegiare il lavoro d’inchiesta, quasi di supplenza giornalistica, come già aveva fatto con 'Il calciatore suicidato', il volume dedicato alla misteriosa morte di Donato Bergamini, centrocampista del Cosenza. Da dove nasce questa sua esigenza di ricerca della verità ?
R. Questa inclinazione venne fuori nel periodo in cui stavo scrivendo 'I pallonari', e incontrai il papà di Bergamini. Vidi che c’erano molti punti oscuri nell’inchiesta che portò a stabilire si trattasse di suicidio, e andai a scavare. Scoprii così che spesso le cose sono lì e nessuno le vuole vedere: basta cercarle. Così è stato col processo alla Juventus. A leggere gli atti, emerge una realtà agghiacciante di cui la stampa non ha parlato abbastanza. Per esempio, c’è la storia di un libro scritto dall’ex preparatore atletico juventino, Giampiero Ventrone, in collaborazione col giornalista Massimo Lodi, intitolato 'Sul campo con la Juve'. Un libro che misteriosamente è sparito dalla circolazione, non se ne ritrova copia nemmeno presso l’editore [ma nei giorni trascorsi dall’intervista ne abbiamo trovato un esemplare, ndr]. Come lo stesso Lodi ha confermato al processo, il dottor Agricola gli dichiarò che nel periodo di preparazione venivano somministrati ai giocatori 30-40 grammi di creatina al giorno, e 3 grammi al giorno nel corso del campionato. Soltanto in seguito si accorsero che il consumo di energie in partita ne richiederebbe non più di 2 grammi, e cominciarono a ridurre le dosi. E’ nelle mani di questa gente che è affidata la salute dei calciatori.
D. Gli stessi calciatori che dal processo sono usciti gravemente intaccati nell’immagine...
R. Una pena. Il dottor Agricola arrivò a dichiarare al giudice che, in presenza di pazienti non adeguati intellettualmente e culturalmente, lui non era tenuto a dare informazioni sulle diete farmacologiche, sentendosi autorizzato a decidere da sé. Fossi stato uno di quei calciatori mi sarei incazzato, ma nessuno lo ha fatto. Allo stesso modo, se fossi Girando non esulterei per l’assoluzione in primo grado. Non può andare a dire che lui, come amministratore delegato, non sapeva niente del modo in cui venivano utilizzati i fondi per l’acquisto di farmaci.
D. Questa sua attività di supplenza nel condurre attività d’inchiesta non depone a favore della classe giornalistica.
R. Vi faccio un esempio. Nel corso delle mie ricerche ho conosciuto la signora Tiziana Maritano, l’ex tenutaria del 'Viva Lain' [il 'centro massaggi' torinese finito sotto inchiesta per sfruttamento della prostituzione, frequentato da numerosi calciatori oltre che da altri personaggi pubblici come politici e giornalisti, ndr]. Da lei ho saputo che fra i frequentatori della sua struttura c’era anche il designatore arbitrale, Pier Luigi Pairetto: come fra l’altro testimonio nel libro, pubblicando copia della prima pagina di verbale dell’interrogatorio sostenuto da Pairetto presso la Procura di Torino. E’ già grave che il designatore arbitrale si trovi a condividere un contesto del genere con dei calciatori, con ciò che ne deriva in termini di rapporti personali e perdita di credibilità . Ancor più grave è che i giornali non abbiano mai parlato della questione, che non è certo un segreto di stato.
D. Un discorso a parte, nei suoi libri, è dedicato a Luciano Moggi. Siete entrambi nativi di Monticano, i vostri rapporti sono sempre stati conflittuali?
R. Moggi mi cercò la prima volta ai tempi in cui era dirigente della Lazio, e mi chiese di tornare ad accusare la Juventus per la partita di Bologna del gennaio 1980 [pareggio concordato fra le due società , come abbondantemente scritto in 'Nel fango del dio pallone'; senza che qualcuno dei dirigenti bianconeri di allora e di adesso abbia pensato di querelare Petrini, ndr]. Per un periodo provò a tirarmi dalla sua parte, proponendomi di fare l’osservatore della Juventus. Una volta andammo a cena assieme. Con me c’erano mio figlio, un amico di Moggi e Marcello Lippi. Moggi arrivò, come suo solito in ritardo, e entrando nel ristorante disse a Lippi: ''So che a Roma le cose fra Zeman e Sensi non vanno per il meglio. Se questo qui smette di lavorare a Roma, non lavorerà più da nessuna parte''. Da quel momento non ho più chiamato Luciano Moggi. Inoltre, anche a causa di questo episodio, non solo per la storia degli 'scudetti dopati', dico che Lippi non dovrebbe allenare la Nazionale.
D. Dici Moggi e pensi Gea. Davvero questa organizzazione è così influente?
R. Ha un potere estesissimo, preoccupante. Soltanto un’altra organizzazione, in questo paese, ne ha avuto altrettanto: la P2. Bisognerebbe aprire un’inchiesta federale sulla questione. Ma chi dovrebbe aprirla, Carraro?
D. Appunto, il presidente federale. Un altro dei suoi bersagli preferiti. Come mai tanta 'amorevole attenzione'?
R. In 'Senza maglia e senza bandiera' l’ho definito 'il Poltronissimo', perché ha passato gli ultimi 40 anni con le natiche piazzate su qualche poltrona. E’ un uomo inodore, incolore e insapore, non ti dà nessuna emozione quando lo senti. E’ uno che istintivamente non mi ispira fiducia. Quando, qualche settimana fa, ho dovuto subire un rischioso intervento chirurgico, mi sono immediatamente fidato del professore che mi operava. Se mi fossi trovato davanti uno che mi ispira ciò che mi ispira Carraro, non mi sarei fatto operare.
D. Dai suoi tempi a oggi, cosa è cambiato nel rapporto fra il doping e i calciatori?
R. Ho iniziato la mia attivitĂ di scrittore per rendere giustizia ai circa 450 calciatori della mia generazioni che, per varie cause, sono stati vittime di morte prematura. A quel tempo un calciatore poteva dire di non sapere. Oggi, no. I calciatori sanno, e accettano.
D. Un’impressione: quel processo alla Juventus rischia di far passare l’idea che ci si riferisca comunque a un’epoca chiusa nell’abuso di farmaci, e che adesso tutto sia migliorato. Condivide la sensazione?
R. Purtroppo, condivido. E sarebbe una beffa ancora piĂą grande del danno.
P.s.: A intervista conclusa, Petrini ci ha fatto prendere visione di un documentario realizzato da 'Rai Educational' sulla traccia del suo primo libro, 'Nel fango del dio pallone'. Un documentario molto pregevole per qualità tecnica e artistica, costato due mesi di lavorazione (con riprese in esterna a Bologna, Genova, Roma, Torino, Milano e in Normandia) e circa 100 milioni in lire. Quel documentario non è mai andato in onda, per volere di Giovanni Minoli. Crediamo di conoscere i motivi di tale veto, ma ci piacerebbe che fosse lo stesso Minoli a spiegarceli. Restiamo in attesa.
Pippo Russo
(per gentile concessione dell'autore, fonte: l'Unità di lunedì 11 luglio 2005)