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[u d' kkiù]

Mark Billingham: "Rabbit Hole"

Intrigante psicothriller, anzi: thriller psichiatrico.

[u d' kkiù]

"La storia di Mezzoculo / Mìinze Cule"

[u d' kkiù]

Robert Harris: "Archangel"

Spy-thriller (forse non è la definizione giusta, ma ci va vicino), ambientato nella Russia post-comunista di Boris Yeltsin e incentrato sulla figura di Stalin, con venature alla "I ragazzi venuti dal Brasile".
Scritto nel 1998, letto con lo sguardo sulla situazione geopolitica attuale, è in qualche modo profetico sulla resistibile futura ascesa di Vlad Putin.

"La gratitudine è una malattia dei cani" (Josip V. Dzhugashvili)

[u d' kkiù]

Patricia Corwell: "Flesh and Blood"

Se non sbaglio questo è il quarto libro che leggo con protagonista l'anatomopatologa Kay Scarpetta e l'autrice non mi ha mai convinto fino in fondo. Con questa lettura mi è chiaro il perché: la scrittrice bara spudoratamente con il lettore, inserendo di punto in bianco personaggi che dovrebbero essere apparsi nel passato della saga "thriller", offrendo delle spiegazioni che non spiegano niente e lasciando, come in questo caso, finali aperti che appunto non risolvono nulla. Cioè chi, come me, non ha letto le decine di romanzi precedenti e non ha intenzione di leggersi tutti i futuri, rimane semplicemente tagliato fuori.
Imperdonabile. Roba da far rivoltare nella tomba Agatha Christie e Raymond Chandler.
Conclusione: non mi avrà più come lettore neanche se mi dovessero regalare un suo libro di ricette.

[u d' kkiù]

T.R. Richmond: "What She Left"

Suggestivo e originale. Scritto benissimo (cosa non facile perché riprende polifonicamente le voci di molti personaggi diversi).
Una ragazza affoga (incidente? assassinio? suicidio?) e un anziano antropologo decide di rimettere insieme i pezzi di ciò che lei ha lasciato dietro di sé (ecco spiegato il titolo). Da questo puzzle nasce proprio il libro che si ha in mano.
Uno dei migliori romanzi letti ultimamente (e non).
In italiano edito da Longanesi come "Tutto ciò che resta".