«Bari, se devo affrontarti spero sia nella partita della finale»Il doppio ex, ora alla Triestina: «I biancorossi sono la squadra migliore»
di DAVIDE LATTANZI
Bari - Quando scattava sulla fascia destra, bruciava l’erba ed «incendiava» il San Nicola. Carmine Gautieri ha lasciato un’impronta indelebile da calciatore, nel Bari. Novantasei presenze e sette reti dal 1993 al 1996 con una promozione in serie A, una brillante salvezza nel massimo campionato ed una retrocessione in B, tra mille rimpianti. Il 49enne napoletano avrebbe potuto essere protagonista pure da tecnico in biancorosso: la chiamata arrivò nell’estate 2013, ma le avvisaglie dei problemi societari indussero Gautieri a un clamoroso passo indietro. Oggi guida la Triestina che, come i Galletti, insegue la serie B ai playoff. Giovedì sarà l’avversario del Potenza: in caso di passaggio del turno, chissà che la sua strada non passi di nuovo per il San Nicola.
Carmine Gautieri, qual è il bilancio dopo i primi due turni dei playoff?
«Si fa grande fatica, inutile negarlo. Siamo tornati in campo dopo la A e la B e siamo calati subito in gare da dentro o fuori. Avrei preferito almeno la formula con andata e ritorno. I match hanno ritmi bassi: bisogna ricorrere a qualsiasi energia tecnica, mentale e fisica. Secondo me, la squadra che troverà la “gamba” migliore diventerà la favorita per la promozione».
La sua Triestina ha eliminato il SudTirol. Ora vi tocca il Potenza. La preoccupa?
«Siamo reduci da un match duro, a livello fisico ci manca qualcosa. Il Potenza stava giocando un gran campionato in un girone complicatissimo. E’ un complesso solido, compatto, affiatato. Abbiamo solo un risultato a disposizione per passare il turno: daremo battaglia. Vogliamo arrivare fino in fondo».
E se si ritrovasse di fronte il Bari durante il cammino?
«Pensiamo ad un passo per volta. I biancorossi sono a mio avviso la squadra migliore in questi playoff. Hanno tutto: una società determinata, un bravo allenatore come Vivarini, una rosa assortita e completa. Se proprio dovessi incrociare il Bari, spero che non avvenga prima della finale: significherebbe aver compiuto un grande percorso. La mia esperienza in Puglia da calciatore resta meravigliosa. Mi dispiace soltanto che, agli occhi della gente, un grande feeling sia stato intaccato dalla mia famosa rinuncia da tecnico, nel 2013».
Perché decise di lasciare quella avventura?
«Una grande piazza può darti tanto, ma anche bruciarti. In quel momento vedevo le tante difficoltà a livello societario, temevo che non ci fosse la possibilità di affrontare il campionato o di andare incontro ad un calvario. Ho sbagliato, però. Perché certi treni passano poche volte nella vita. Avrei dovuto tener duro, ma gli errori servono a crescere. Se dovesse ricapitarmi una chance simile, non la sprecherò».
Basteranno questi playoff a creare un futuro per la serie C?
«Purtroppo, l’interruzione del campionato svela tutte le difficoltà delle compagini di C. In condizioni normali, i playoff rappresentavano non solo un’opportunità di promozione per chi aveva preventivato tale obiettivo, ma anche un’occasione di crescita per le compagini che programmavano più a lungo termine. Ora, invece, ognuna delle squadre in ballo si gioca la vita. Perché del futuro, sappiamo poco. Nemmeno quando ripartirà la Lega Pro ed in quali condizioni. Certo, il discorso non vale per tutti. Un club forte come il Bari, ad esempio, ha una prospettiva comunque assicurata».
Nel 2012 fece saltare il banco vincendo i playoff con il Lanciano. Può scapparci un’altra sorpresa del genere?
«Sì, se, come dicevo prima, una squadra anche meno dotata tecnicamente riuscirà a trovare una condizione fisica sopra la media, perché in pochi saranno in grado di reggere ritmi alti. Ma se il livello atletico sarà omogeneo, allora prevarranno la qualità e le giocate dei singoli. Ecco perché il Bari, potendo contare su top players come Antenucci e Laribi, è tra le favorite assolute».
Gazzetta del Mezzogiorno