(Gazzetta del Mezzogiorno)
VITO MARINO Perplessità , dubbi e mugugni. Alla fine prevale il cuore, la logica più che il buonsenso. Il giorno dopo la conferma ufficiale di Guido Carboni alla guida della squadra, Vincenzo Matarrese esce allo scoperto, torna a parlare e, con un anticipo di una settimana sui tempi canonici dell'assemblea straordinaria degli azionisti dell'A.s. Bari, affida alla Gazzetta la notizia che la tanto chiacchierata «ricapitalizzazione» s'ha da fare. Presidente, ma allora qualcosa deve essere cambiato in questo mese... «Purtroppo, non mi pare sia così. Non ho letto né sentito in giro cose nuove. Non c'è stato alcun segnale da parte di chi, almeno moralmente, dovrebbe sostenere la società ». Quindi, la risposta della città non c'è stata. «Solo una parte della tifoseria è stata vicina alla squadra, anche in occasione delle trasferte. E questo non può che farmi piacere. Gli altri continuano a restare in disparte facendo mancare il loro appoggio ad una squadra e ad una società che quest'anno credo abbia fatto in pieno il suo dovere, soprattutto tenendo conto delle premesse poco incoraggianti dell'estate scorsa». Ma i Matarrese ce l'hanno con qualcuno o con qualcosa in particolare? «Sia chiaro: non ce l'abbiamo con nessuno. Vorremmo soltanto sentire la città più vicina alle nostre esigenze e alle nostre problematiche. La media delle tremila presenze a partita con incassi da lega dilettanti stanno a significare che il calcio a Bari non ha più un alto indice di gradimento. Sfido chiunque ad andare avanti con cifre così insignificanti che non coprono nemmeno le spese di gestione ordinaria. Abbiamo detto e ribadito più volte: i Matarrese possono anche andare via, ma nel frattempo nessuno si è fatto concretamente avanti». Potrebbe anche dipendere dal fatto che sono in pochi a credere che la famiglia sia realmente disposta a farsi da parte, magari per un fatto meramente affettivo. «Prendiamola per buona, ma quanto può durare questo discorso? Mica possiamo continuare ad attingere in eterno ai "serbatoi" del nostro gruppo? Nel giro di dodici mesi, da giugno 2004 ad oggi, abbiamo dovuto mettere mano al portafoglio per circa 40 miliardi delle vecchie lire per poter iscrivere la squadra al campionato. Noi non siamo né Berlusconi, né Moratti». Tutti convinti in famiglia, compreso suo fratello Antonio? Dopo la vicenda dell'Unire è vero che le ha fatto una proposta? «Siamo tutti in perfetta sintonia. Non date credito ai pettegolezzi, Antonio è sempre al mio fianco. Le assicuro, non mi ha chiesto nulla. E poi, vedrete: quanto prima gli affideranno un nuovo, prestigioso incarico». Presidente, inutile girarci attorno: vi aspettavate qualcosa dalle istituzioni? «Non abbiamo mai chiesto una lira a Comune, Provincia e Regione. Ci aspettavamo, però, almeno qualche segnale di incoraggiamento, qualche sostegno e invece spesso siamo stati bastonati». Il riferimento è forse agli sviluppi delle vicende di Punta Perotti e dell'Ikea? «Nomi e cognomi non ne abbiamo mai fatti e continueremo a non farli. Quello che notiamo è la mancanza di una minima predisposizione favorevole nei nostri confronti, nonostante i tanti sacrifici. Vedrete quante squadre resteranno in panne nelle prossime settimane e non avranno i requisiti necessari per iscriversi ai campionati». È d'altro canto innegabile, però, che la società ha incassato cifre ragguardevoli in passato dalle cessioni dei vari Ventola, Zambrotta e Cassano. «Fieno in cascina, riserve che sono servite per coprire le perdite di esercizio nel periodo che va dal 1996 al 2003 senza far ricorso alle ricapitalizzazioni». Semplice curiosità : qualcosa è cambiato nei rapporti con il sindaco Emiliano? «Assolutamente no. Emiliano si è trovato con una pesante eredità già precostituita. Perché dovremmo avercela con lui? Molti altri, invece, hanno fatto come Ponzio Pilato». Come si esce da questa situazione? Le scadenze incombono. «In pratica non abbiamo vie d'uscita. Bisogna andare avanti per evitare che il calcio a Bari vada alla deriva. Non le nascondo, però, di avere molti problemi con la mia coscienza. Per coprire il deficit occorre togliere soldi all'impresa e ai miei operai. Che tra l'altro non guadagnano le cifre dei signori calciatori. Io sui cantieri voglio continuare ad andarci a testa alta». Torniamo al Bari: converrà che negli ultimi anni alcune scelte si sono rivelate quanto meno discutibili, contribuendo ad allontanare ancora di più la gente dallo stadio. «Si è vero, soprattutto con gli allenatori non abbiamo avuto in effetti molta fortuna. Perotti e Tardelli sono state due autentiche delusioni. Brava persona Pillon, forse era l'uomo giusto. Purtroppo siamo retrocessi e non me la sono sentita di confermarlo. Mi fa comunque piacere che oggi sia impegnato nei playoff con il Treviso». La conferma di Carboni lascia intendere che ci sia piena sintonia con il tecnico aretino. «Crediamo in lui. A mio avviso ha lavorato bene sia in campo che nello spogliatoio, plasmando un gruppo nuovo e ottenendo alla fine qualche lusinghiero risultato. Nel girone di andata era quasi fisiologico viaggiare a due cilindri. Quest'anno sono convinto che faremo un ulteriore passo avanti sul piano della concretezza e della credibilità . Anche se i proclami di un tempo non usciranno più dalla mia bocca. L'importante è che ci sia più gente al nostro fianco, con fiducia. Possiamo e vogliamo rilanciarci, ma occorre sintonia e unità d'intenti». Quanto conta oggi il Bari nel Palazzo? E i rapporti con Carraro e Galliani come vanno? Ha visto la fine che ha rischiato di fare Della Valle? «Con la mia elezione a consigliere federale spero che il Bari possa contare di più: quest'anno alcune cose non mi sono piaciute». Il progetto. La ricapitalizzazione e poi? «Non chiedetemi ulteriori investimenti. Cercheremo di rinforzarci adeguatamente attraverso la politica degli scambi, dei prestiti e delle compartecipazioni, l'unica possibile. D'altronde oggi tutte le società si muovono in questa direzione. Solo Milan, Juve e Inter possono permettersi i fenomeni, che non sempre garantiscono i risultati. Moratti ne sa qualcosa. Per quanto ci riguarda cercheremo altri Gazzi, altri Micolucci; gente che ha fame, che ha voglia di affermarsi. L'obiettivo è far meglio di quest'anno, sperando di avere meno imprevisti sul nostro cammino». Si riferisce a qualche arbitraggio discutibile? «Sono sue deduzioni». Bellavista resta? «Pari ha dichiarato che nessuno è incedibile. Non mi pare che al momento ci siano richieste». E Gillet? «La Lazio con noi non si è fatta ancora viva. Carboni lo terrebbe molto volentieri». Presidente, che effetto le fa vedere Spinesi capocannoniere della B? «La prima cosa che mi viene in mente è che non è stato comunque di grande aiuto alla sua squadra...» Che idea si è fatto di Cassano? Secondo lei dove va a finire? «Antonio ha bisogno sempre di nuovi stimoli e a Roma, ormai è chiaro, non li ha più. Probabile che Moggi riesca a portarlo alla Juve. Lo insegue dai tempi in cui giocava con noi». Se la sente di fare una promessa? «Non mi sembra il caso. Garantisco ai tifosi un rinnovato entusiasmo e tanta buona volontà ».