(Gazzetta del Mezzogiorno)
Sull'orlo del baratro: sei milioni e settecentocinquantaseimila euro di perdita al termine del campionato 2003-2004. Anche l'anno scorso, quando è retrocesso in C per poi essere ripescato, il Bari ci ha rimesso un sacco di soldi. Eppure, per una provvidenziale coincidenza contabile, il «rosso» di bilancio è d'un soffio inferiore ai fatidici due terzi del capitale sociale (10 milioni) oltre i quali gli azionisti devono ricapitalizzare. Detto in altri termini, i dieci milioni investiti dalla famiglia Matarrese a fine 2004 per ripianare il buco di due campionati fa sono quasi terminati, ma almeno c'è tempo fino a dicembre per vedere come andranno i conti e decidere quanto altro investire. L'ultimo bilancio della As Bari, insomma, non è propriamente incoraggiante. Certo, le perdite sono diminuite rispetto agli 8,6 milioni dell'esercizio precedente, ma questa è una magra consolazione perché nel frattempo sono diminuiti pure i ricavi. Nello scorso campionato, infatti, il Bari ha incassato al botteghino appena 1 milione di euro (1,5 milioni due anni fa) ed ha visto calare in modo drastico tutte le altre voci, passate da 9,8 a 5,3 milioni. Poco più di 436mila euro incassati in pubblicità , 3,6 milioni di «concessioni radio televisive» (una voce oscura che non comprende i diritti satellitari, per i quali il Bari incasserà 700mila euro ma solo quest'anno), i 300mila euro di sponsorizzazione della Pasta Ambra, appena 180mila euro dalla «mutualità ». Tutto per tutto fanno 7,6 milioni che, se la società fosse una fabbrica di bulloni, rappresenterebbero il valore dei prodotti venduti. Il guaio è che invece il Bari vende calcio, ed è un prodotto maledettamente costoso da produrre. Solo in stipendi se ne sono andati 10,9 milioni, nonostante ci sia stata - come spiega la relazione del presidente Vincenzo Matarrese - «una considerevole diminuzione dei compensi così chiamati di prima squadra». In quei 10,9 milioni sono compresi «i compensi transattivi riconosciuti ai tesserati con cui è stato risolto anticipatamente il contratto. Ciò vuol dire che i nuovi contratti sottoscritti non dovrebbero superare gli 8,5 milioni di euro». Quindi il Bari per mandare via Spinesi e qualcun altro ha sborsato 5 miliardi di lirette: «Va da sè - prosegue la relazione - che i benefici effettivi della riduzione del costo per le prestazioni sportive si avranno presumibilmente nella stagione successiva», ovvero in quella attuale in cui il Bari spende 8,5 milioni più i sei mesi di stipendio dei due acquisti fatti a gennaio (Dionigi e Rajcic). Ma quando il solo costo del personale supera i ricavi, gestire è dura. Un male comune del calcio italiano, cui il Bari ha tentato di fare fronte comprimendo tutte le altre spese. Un taglio drastico l'ha subito ad esempio il settore giovanile, che ha «ridotto gli organici senza comunque rinunciare alla disputa dei tradizionali campionati più importanti. Le squadre si sono ridotte da 8 a 5 e non è stato tesserato alcun elemento nuovo per nessuna classe di età ». Per il vivaio sono stati spesi 166 mila euro, un'inezia rispetto a quattro campionati fa quando il Bari era un esempio a livello italiano: oggi la leadership giovanile in Italia ce l'ha il Lecce, che infatti spende dieci volte tanto ma ha scoperto Bojinov, Konan e compagnia. Al lumicino anche le spese per gli osservatori (90mila euro) e per i medici (62mila), mentre quasi 2,2 milioni vanno via in collaborazioni e consulenze: voci dietro le quali si nascondono le spese più varie. Molto preoccupante l'ammontare dei debiti, arrivati a 15 milioni di euro (due in più rispetto al campionato precedente). Il principale creditore del Bari è il fisco (7,7 milioni), ma anche i calciatori aspettano 2,2 milioni (ovvero un quinto dei loro stipendi) e il Comune attende 270mila euro. In definitiva, la famosa «oculatezza gestionale» esiste ancora, indubbiamente, ma è sempre meno avvertibile. In futuro sarà sempre più difficile far quadrare i conti con un fardello di debiti così pesanti ed incassi così ridotti. Massimiliano Scagliarini scagliarini@gazzettamezzogiorno.it