(Gazzetta del Mezzogiorno)
Primo giorno di «scuola» per Guido Carboni e Fausto Pari, il nuovo che avanza. Ma il primattore è sempre lui, Vincenzo Matarrese. Metabolizzata l'atroce delusione, il patron biancorosso è tornato in sella con l'entusiasmo di sempre. Sorridente, disteso, rilassato. Anche pungente, però. Con chi lo ha tradito, con quelli che hanno dimostrato di non meritare la fiducia sua e dei baresi.
Il presidente fa gli onori di casa, secondo tradizione. Spiega la scelta, le nuove coordinate, la voglia di voltare pagina. «Pari e Carboni hanno l'età dei miei figli - dice - sono professionisti seri, gente che ha stimoli e voglia di soffrire. Io, però, credo che un pizzico di esperienza serva. Sarò vicino a questi due ragazzi, sia psicologicamente che materialmente».
Presente e futuro
Sul tavolo presidenziale spicca anche la presenza di Salvatore Matarrese, figlio di Vincenzo, amministratore delegato dell'As Bari. Di lui si continua a parlare come possibile successore del papà , evidentemente non nell'immediato. Esperienza e capacità imprenditoriali ne fanno il naturale candidato alla successione del papà sul ponte di comando. «Mio figlio rappresenta il futuro - fa sapere don Vincenzo - anche perché io sono stanco e non posso certo durare a vita. Anzi, dico di più: se dovessimo restare in C mi farei senz'altro da parte. Sarebbe più onesto passare la mano ai giovani».
Ed eccolo il riferimento all'ormai probabile ripescaggio: «La crisi del Napoli fa male anche a me. Chi mi conosce sa quanto ho a cuore le sorti del calcio meridionale. Esistono delle regole, però. E vanno rispettate. Ecco perché credo che il Bari sia a un passo dal ripescaggio. Aspettiamo conferme in merito, ma mi risulta che i termini per presentare la documentazione siano scaduti. La serie B sarebbe una bella cosa per noi. Ma non si tratterebbe di qualcosa di immeritato. Anche io, a gennaio, avrei potuto comprare cinque calciatori. Non l'ho fatto per rispettare le regole. Senza contare che la mia famiglia ha sborsato tanti soldi per la ricapitalizzazione. I Matarrese non vogliono che a Bari il calcio sparisca. Ecco perché noi meritiamo la serie B. Al pari dei tifosi. Bari non è una città da retrocessione. Le istituzioni? Sono in mano a gente che sa il fatto suo. Sono tranquillo, da questo punto di vista».
Via i traditori
Don Vincenzo disserta in libertà . Parla con i giornalisti, si rivolge a Pari e Carboni, lancia messaggi distensivi ad una tifoseria che si conferma di serie A. Poi scatta, si inalbera, fa la faccia da duro. Qualcuno lo riporta con la mente indietro. Il presidente affonda il takle: «Non ho dimenticato cosa mi hanno fatto passare certi calciatori. Mentre il Bari retrocedeva io ero al matrimonio di mio figlio Michele. Uno di quei giorni che dovrebbero essere unici, speciali, intensi. Me l'hanno rovinato. Ma a questi calciatori dico che me le pagheranno. Il cinquanta per cento di quel gruppo deve andare via. E, se non dovessimo riuscire a venderli, ho in mente qualcosa per fargliela pagare. Di certo non consentirò che facciano ancora danni al gruppo che metteremo a disposizione di Carboni».
Guido da Arezzo
Ed eccolo Guido da Arezzo. Capelli mossi, un tocco di gelatina, lo sguardo di chi sa quello che vuole. L'ex tecnico della Viterbese non ama i giri di parole, soprattutto sembra un allenatore che ama parlare con i fatti. «A Viterbo ho sempre lavorato a fari spenti - dice - nel girone di ritorno allo stadio venivano in settemila, un'enormità rispetto alla media di mille-mille e cinquecento spettatori degli anni passati. Questo è il mio obiettivo: recuperare la fiducia della gente. So che non è facile, ma non ho paura e non potrei averne. Il rischio fa parte del gioco. Non è un caso che io abbia voluto firmare un contratto di un anno: così, se mi dimostro all'altezza, potrò chiedere ai Matarrese molti più soldi di quelli che mi danno ora...».
«Non credo sia giusto parlare di moduli tattici senza sapere ancora quale squadra allenerò - dice Carboni, che a Bari sarà affiancato dall'allenatore in seconda Stefano Mobili e dal preparatore atletico Marco Falasca - posso solo dire che a me piace attaccare e che alle mie squadre cerco di trasmettere una mentalità vincente. Voglio che il Bari sia sempre in grado di giocarsela con tutti gli avversari. E ai ragazzi chiedo di credere nel progetto e nella maglia che indossano: stiano lontani quelli che si allenano solo per prendere lo stipendio. Io non voglio nessuno che resti a Bari controvoglia. Nomi? Sibilano può tornarci utile. Santoruvo mi piace, ma piace a tante squadre di B. Berardi è bravo, ma deve capire che non gioca più nella Primavera. Non mi fate fare altri nomi, non sarebbe giusto. Il nuovo Bari, comunque, ce l'ho in testa. Ho alcuni obiettivi di mercato, spero proprio di centrarli».
La chiarezza di Pari
Chiaro, sintetico, efficace l'approccio di Fausto Pari, uno che trasuda entusiasmo da tutti i pori: «Con la società abbiamo fatto un progetto. Non facciamo nomi ma ci sono delle idee che cercheremo di mettere in pratica. Vogliamo vendere, questo ormai lo sanno tutti. Siamo stati chiari con i calciatori che non rientrano più nei nostri piani. Devono trovarsi una squadra. Ma serve molta pazienza, il mercato è bloccatissimo. Guai, però, a fare di tutta l'erba un fascio. Qui c'è gente che può tornarci utile. Non sarà difficile per voi capire a chi mi riferisco...».
Ripensando alla passata stagione vien facile immaginare che Antonio Bellavista e Michele Anaclerio rappresentino vere e proprie certezze. Carboni non li mollerà facilmente. Si ripartirà dal loro carattere, dalla loro cattiveria, dalla loro voglia di riscatto. La baresità al potere. Una volta per tutte.
ed io invece ora dico: 
