(Gazzetta del Mezzogiorno)
Ha ricominciato in silenzio. Provando a scacciare i fantasmi di un passato ingombrante. Marcelo Lipatin ha fretta. Maledettamente fretta. È passato più di un anno da quel giorno in cui promise di conquistare Bari e i suoi tifosi. Un anno in cui il puntero uruguaiano ha dovuto ingoiare tanti bocconi amari, tra panchina e sonore bocciature.
Un anno particolare, però. Una stagione disgraziata, con il Bari gravemente «malato» e uno spogliatoio molto simile ad una polveriera, animato (si fa per dire) da calciatori veri (in minoranza) e presunti (i più). Insomma, non il massimo per chi come Lipatin era chiamato a metabolizzare una nuova realtà ambientale, soprattutto un nuovissimo modo di intendere il calcio. Probabilmente il mite Marcelo è stato anche poco aiutato. Sta di fatto che di lui si sono ben presto perse le tracce. Con il destino che, beffardamente, si è preso gioco di lui: quel bellissimo gol contro il Piacenza, che avrebbe potuto colorare diversamente la sua annata, si è poi rivelato inutile ai fini della salvezza. Come nessuno, purtroppo, ha dimenticato.
Qualcosa lascia intendere che per Lipatin possa essere cominciata la stagione del riscatto. Tre gol in amichevole a Monopoli, nel primo test dopo la lunga parentesi legata alla frattura al polso, poi la zampata rapinosa in Coppa Italia, contro l'Acireale. Un modo convincente per ripresentarsi alla platea biancorossa. Soprattutto un segnale di vitalità , a dispetto di un'etichetta (oggetto misterioso) che il mancino arrivato dal Messico ha meritato solo in parte.
«Ho messo alle spalle un campionato difficile, cominciato male e finito come mai avrei immaginato - dice Lipatin, che a dicembre diventerà papà per la seconda volta - ma ora non mi va di guardare indietro. Sarebbe l'errore più grave. Ho tanta voglia di rivincita, questo sì. I baresi non hanno mai visto il vero Lipatin. Posso e voglio dimostrare di poter essere utile alla squadra. Per questo sto facendo il possibile per meritare la fiducia dell'allenatore. La formazione nasce dal lavoro settimanale. Carboni è un tecnico molto attento da questo punto di vista».
Contro l'Acireale, Lipatin ha fatto coppia con Santoruvo, un partner che tutti vorrebbero accanto per la capacità del bitontino di aprire spazi con il suo movimento perenne. «Con Vincenzo c'è stato subito feeling - dice Marcelo con aria convinta - ci integriamo bene. Lui è un combattente, si muove in continuazione e "spizza" che è un piacere. Non mi piace, però, personalizzare certi discorsi. Siamo in quattro lì davanti, anzi cinque considerando il baby Romanelli, e le scelte spettano solo a Carboni. Non sta a me scoprire il valore di gente come Luigi Anaclerio e Motta. Una cosa è certa, da questo punto di vista: in un campionato così lungo ci sarà senz'altro spazio per tutti».