«Biancorossi tecnicamente più forti. I rossoneri con la mente sgombra»di DAVIDE LATTANZI
Bari «Immaginate che cosa sarebbe stato Bari-Foggia in condizioni normali: playoff per la B, gara secca, adrenalina al massimo. Sarebbe andata in scena una vera festa di sport».
Sospira, Delio Rossi. Il tecnico riminese, che ha guidato i Satanelli nel 1995-96, più di una volta da avversario ha ammirato il pienone al San Nicola. E sa bene che il derby valido per il secondo turno preliminare dei playoff di serie C (il match si disputerà mercoledì 19 maggio alle 17,45 con diretta su Rai Sport) sarebbe stata un’occasione imperdibile per entrambe le tifoserie.
«La verità è che da quasi un anno e mezzo il calcio non è più quello che conosciamo. Lo show deve proseguire per mille motivi, ma io non riesco a capacitarmene. A me così non piace: lo sport è della gente, fa male vedere o disputare gare che sembrano allenamenti. E più ancora dispiace che perdano il loro fascino partite storiche come questa», aggiunge. È pur vero che la posta in palio resta altissima. Ed ecco come Rossi analizza la sfida tra Galletti e dauni.
Bari e Foggia costruiti per obiettivi opposti e ora di fronte nello stesso contesto: se lo aspettava?
«Ho visto fin dall’inizio del campionato un Foggia coriaceo, ben integrato nel clima della C, sempre molto presente sul piano dell’agonismo. Il Bari, invece, avrebbe dovuto concorrere per la promozione diretta. Perdere troppo presto di vista il traguardo ha creato qualche scompenso. Ora, però, inizia un altro torneo: i biancorossi devono trovare la forza di ricaricarsi e credere all’obiettivo».
Si gioca in gara unica: peseranno i due risultati su tre a favore del Bari?
«I valori sono nettamente sbilanciati perché il Bari ha una rosa qualitativamente non paragonabile a quella rossonera. Tuttavia, sono agli antipodi pure gli stati d’animo: i Galletti hanno tutto da perdere, i Satanelli darebbero un senso unico alla loro stagione eliminando i rivali storici dalla corsa alla B. Quindi, il Foggia sul piano mentale arriva certamente più sereno e scarico al confronto. I due risultati su tre si valutano sempre alla fine del match: se i ragazzi di Auteri si faranno prendere dai calcoli e non daranno alla gara una precisa impronta, rischieranno di subire l’entusiasmo degli avversari».
Chi parte dal secondo turno preliminare deve giocare nove partite per arrivare in B: un’impresa possibile?
«Sì, ma a patto di avere due squadre intercambiabili. Serve una rosa lunga: due impegni a settimana in meno di un mese sono davvero tanti per compagini non abituate a tenere questi ritmi. C’è sempre l’affaticamento o la “botta†che non smaltisci in tre giorni e quando ti giochi tutto devi avere una condizione fisica impeccabile. Il Bari, in tal senso, ha un’abbondanza che impone di credere nella promozione: molto si giocherà anche con le sostituzioni. Cinque cambi possono cambiare l’inerzia di un match».
Come immagina il canovaccio del derby?
«Penso ad un Foggia che giocherà tutte le sue armi sull’attenzione, sull’applicazione, sull’agonismo. Il Bari, dal canto suo, deve metterla sul piano della qualità tecnica. Non vedo molte mezze misure: se i rossoneri riusciranno ad irretire gli avversari, alla lunga potrebbero spuntarla anche sfruttando qualche episodio. Se i biancorossi, invece, riusciranno a sprigionare il loro talento, la differenza di valori peserà ».
Auteri e Marchionni: come vede il confronto in panchina?
«Un esperto ed un emergente. Auteri è una garanzia: forse è mancata la necessaria pazienza per far sì che riuscisse ad inculcare il suo calcio fino in fondo. Ma Bari è una piazza troppo grande per la C e capisco che la proprietà abbia cercato ogni mezzo per raddrizzare la stagione. Marchionni è un emergente e ha già vinto il suo torneo: ricordiamo che il Foggia non avrebbe nemmeno dovuto disputare la serie C. Spero che attorno a lui possa nascere un progetto ad ampio respiro. Bari-Foggia è un derby da altri palcoscenici e spero di rivederlo presto nelle categorie più consone. E con il pubblico».
GDM