Queste sono le gesta di un Bari che, domenica contro la Sancataldese, potrebbe perdere un primato assoluto a favore di quello di Giovanni Cornacchini. 18 partite, le prime, senza macchia, per poi uscire sconfitto in campionato soltanto 3 volte (altro record, condiviso coi biancorossi di Gaetano Salvemini, che lo realizzarono però in serie B nel 1988-89).
LUCIANO PIRAZZINI A BARI
Questa è la storia del Bari di Luciano Pirazzini, emiliano di Pavullo del Frignano (Modena), classe 1932. Difensore di medio livello che non aveva giocato in categorie più alte della C, poi allenatore girovago. A Bari arrivò dopo gli esordi con il Merano. Poi anche a Brindisi, Martina Franca, Andria (Fidelis) e Bisceglie per restare nei confini pugliesi. Prima di spegnersi nel paese natìo il 4 luglio 1998, il giorno seguente i rigori fatali agli azzurri nei quarti del Mondiale francese contro i padroni di casa. Pirazzini era giunto a Bari nell’estate del 1968 come vice di Lauro Toneatto. Si ritrovò a farlo anche con Oronzo Pugliese e Carlo Regalia. Quest’ultimo, nel 1972-73 aveva entusiasmato i tifosi, pur senza vincere il campionato di B, con un gioco offensivo e un manipolo di giovani rampanti tra i quali Butti. Al “Regaliema†e allo spettacolo della stagione precedente erano seguiti - con lo smantellamento dell’organico per motivi di bilancio da parte del presidente gentiluomo Angelo De Palo - una grigissima stagione tra i cadetti e l’esonero dello stesso Regalia dopo lo 0-0 prenatalizio con il Como allo stadio della Vittoria. La società aveva deciso di promuovere alla guida della squadra Pirazzini che tuttavia non era riuscito a evitare la retrocessione – nonostante lo 0-0 interno col Varese e l’1-0 alla Ternana, poi promosse – al termine di un’annata scandita dalle conseguenze disciplinari (tre partite in campo neutro) patite dopo i disordini che avevano causato la sospensione (sull’1-0 per gli ospiti) della gara casalinga con l’Atalanta del 3 febbraio 1974 e dal lancio di oggetti nella sfida casalinga pur vinta (1-0) con la Reggiana il 26 maggio seguente. Ovvero due giorni prima dell’eccidio terroristico (8 morti, 102 feriti) di Piazza della Loggia a Brescia.
SI RIPARTE DALLA C
Dopo sette anni trascorsi nei due campionati principali, il Bari fu così costretto a ripartire dalla terza serie e lo fece confermando Pirazzini all’inizio di un’estate funesta scandita all’inizio di agosto da un’altra strage terroristica (12 morti, 48 feriti) nei pressi di una galleria a San Benedetto Val di Sambro, quella dell’Italicus, il treno espresso partito da Roma e diretto a Monaco di Baviera. E, qualche giorno più tardi, dal deflagrare – dopo due anni - negli Stati Uniti d’America dello scandalo Watergate con le dimissioni del presidente Richard Nixon e la sostituzione con il vice Gerald Ford. Anche per il Bari le cose non andavano bene: l’annunciato aumento del capitale sociale da 180 a 500 milioni non si concretizzò.
Persino De Palo sbottò: “Parlano, contestano, vogliono la squadra forte, ma al momento di mettere la mano al proprio portafogli, tutti si tirano indietro, si defilano†(come riportato nei libri di Gianni Antonucci).
IL MERCATO
Così, ancora una volta per motivi di bilancio, la “stella†Casarsa fu ceduta alla Fiorentina, cui fu restituito anche il terzino Tendi. Pirazzini costruì la squadra su due veterani: i difensori Galli e Spimi. Tra gli altri, fu acquistato l’attaccante Rosa per 95 milioni dall’Empoli. La preparazione estiva si svolse a Zocca, sull’appenino modenese, lì dove un anno più tardi un certo Vasco Rossi sarebbe stato tra i fondatori di Punto Radio, una delle prime emittenti libere italiane.
IL CAMPIONATO
Superato il primo turno di Coppa Italia a spese di Barletta e Matera, il Bari si tuffò in campionato. I risultati arrivarono: 18 partite senza mai perdere grazie a 9 successi e altrettanti pareggi. Una striscia che solo 44 anni più tardi potrebbe essere superata. Il gioco? Pessimo, ma evidentemente concreto. Il 20 ottobre 1974 (in quei giorni gli italiani canticchiavano “E tu†di Claudio Baglioni e “Bella senz’anima di Riccardo Cocciante) i biancorossi rischiarono la figuraccia contro la Reggina dell’ex Regalia al Della Vittoria: subito in gol con Sciannimanico, un centrocampista diciottenne, barese di Loseto, alla prima stagione da titolare, il Bari subì tre gol e a meno di 20’ dalla fine era sotto 3-1, terza rete di Tivelli, futuro biancorosso. Ci pensarono ancora Sciannimanico, che lo stesso Pirazzini aveva fatto debuttare in B il 21 aprile precedente nel derby di Taranto (0-0), e Rosa a fissare il 3-3 finale. Nelle 12 gare seguenti il Bari vinse ben 7 volte, quasi mai senza giocare bene. Eppure s’impose nelle sfide con il Lecce grazie al gol del rinforzo autunnale Troja e a Barletta con una doppietta di Rosa. I salentini si rifecero in Coppa Italia, eliminando i biancorossi.
INDIVIDUALITÀ
(Archivio Antonucci)
La squadra si basava soprattutto sulle qualità individuali di Franco Mancini tra i pali, e poi Scarrone, Sigarini, Giannattasio (altro rinforzo autunnale) e del difensore Consonni. Ma anche il compianto D’Angelo, altamurano d’origine, che il 21 ottobre 1980 perderà la vita in un incidente stradale nei pressi di Sibari, e Florio, idolo dei tifosi per i suoi dribbling e capocannoniere della squadra con 14 reti, diedero il loro contributo a una stagione che si sarebbe potuta chiudere in gloria.
Senza dimenticare l’apporto di un altro paio di elementi che, uno in campo e l’altro dietro la scrivania alla guida del settore giovanile, faranno la storia del club: Frappampina e Generoso. Invece l’annata si concluse a un punto dal Catania (doppio 0-0 negli scontri diretti), appena retrocesso come il Bari, ma più pronto a risalire. I biancorossi infatti pagarono le sconfitte di Salerno, che fermò a 18 la striscia di gare senza macchia nell’ultimo turno d’andata, e quella di Trapani. Ma soprattutto quella (1-0) sul campo del Marsala, il 1° giugno 1975. Mentre il Catania conquistava l’allungo decisivo a spese dell’Acireale (6-0).
VITTORIA DA RECORD
Servì a poco, ma è ancora la vittoria più larga ottenuta nella storia dal Bari, il 9-0 inflitto il 15 giugno in trasferta al Cynthia di Genzano (Roma), poi retrocesso con Frosinone e Matera. Le doppiette di Troja, Florio e Rosa, uniti agli acuti di Sciannimanico e Sigarini e all’autorete di Bergami non lenirono l’amarezza della città , scossa nel novembre precedente dal sequestro, il primo di persona avvenuto nel capoluogo pugliese, di Gianfranco Cioce, e dei tifosi. Che soltanto due anni più tardi potranno festeggiare il ritorno in B. Ma questa è un’altra storia. Anch’essa senza il lieto fine.